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MARIO SIRONI

Testa futurista, 1913

La lampada, 1919

BIOGRAFIA BREVE DI MARIO SIRONI
di Elena Pontiggia

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Appunto nel 1910 Sironi dipinge alcuni ritratti potentemente sbozzati, che emergono da un gorgo d'ombra con la solennità di una statua antica. Solo a partire dal 1913, ispirato dall'opera di Boccioni ("Dopo essermi maturato sulla tua e sulla vostra arte me ne sono innamorato, sulla tua specialmente" gli scrive5), si avvicina al futurismo, che comunque interpreta alla luce della sua incessante ricerca volumetrica. Quelli che dipinge sono sempre Volumi dinamici, per citare il titolo di un suo dipinto: dinamismi che non giungono mai a incrinare l'architettura delle forme.
Intensa è la sua attività nel movimento boccioniano. Nel 1914 è presente alla "Libera Esposizione futurista" da Sprovieri a Roma e partecipa anche a una declamazione di parole in libertà. L'anno successivo, quando si trasferisce per breve tempo a Milano, collabora con illustrazioni alla rivista "Gli Avvenimenti", vicina al futurismo, ed entra nel nucleo dirigente del gruppo. "Sironi non soltanto è un uomo simpaticissimo, un carattere generoso e rettissimo, ma anche e specialmente un vero futurista, nel vero senso della parola, ed ora profondamente ed originalissimamente entrato nelle ricerche del dinamismo plastico. Egli prende il posto di Soffici, con un ingegno almeno 100 volte superiore" è il giudizio di Marinetti6.
Sempre nel 1915, allo scoppio della guerra, si arruola nel Battaglione Volontari Ciclisti di cui fanno parte tutti i futuristi, da Boccioni a Marinetti, Sant'Elia, Funi, Russolo e altri.
Nel 1916 (l'anno in cui escono i primi interventi critici sul suo lavoro: il primo di Boccioni, che definisce i suoi disegni una "manifestazione artistica illustrativa eccezionalmente originale e potente"; il secondo di Margherita Sarfatti, che sottolinea in lui "un'arte di sintesi e di semplificazione estrema […]; una stilizzazione dal vero a grandi e robuste masse squadrate d'ombra e di luce, di bianco e di nero, che raggiunge talvolta effetti potentissimi") firma il manifesto futurista L'orgoglio italiano7. Ancora nel marzo-aprile 1919 partecipa a Milano alla Grande Esposizione Nazionale Futurista, esponendo quindici opere, prevalentemente sul tema della guerra.
Intanto, però, suggestioni metafisiche pervadono la sua pittura. Quando nel luglio 1919, rientrato dopo il congedo a Roma, tiene la sua prima personale alla Casa d'Arte Bragaglia, presenta, insieme a dipinti futuristi, esiti di ascendenza ormai metafisica. Non a caso Broglio, recensendo la mostra, mentre stigmatizza la persistenza futurista, nota in alcune opere "una materializzazione piena di stupore e di incanto", "una specie di riposo contemplativo" e parla di "rappresentazioni che tendono a richiamarci fuori del tempo e dello spazio, dove un'anima arcaica sembra aver dato vita a corpi semplici e severi, come in un sogno"8.
Sempre a luglio Sironi sposa Matilde Fabbrini, con cui si era fidanzato nel 1915. In settembre, però, parte per Milano senza la moglie, che le ristrettezze economiche non gli permettono di portare con sé.
Nella città lombarda, dopo un alloggio di fortuna in un albergo, si trasferisce in via Pisacane. "Milano - scrive a Matilde - ronza intorno come quei motori del dirigibile che ascoltavamo […] Che cosa può darmi la città commerciante se non il ribrezzo e il bisogno di difesa contro la sua stessa potenza? Certo meglio di Roma che è un bel sogno deplorevole"9.

5 M. Sironi, lettera a Boccioni (15 novembre 1913), in Sironi, Scritti..., cit., p. 4.
6 F. T. Marinetti, lettera a Severini (26 marzo 1915), in M. Drudi Gambillo, T. Fiori, op. cit., p. 356.
7 U. Boccioni, Arti plastiche. I disegni di Sironi, "Gli Avvenimenti", II, Milano, 6 febbraio 1916. Per l'articolo della Sarfatti, precocissimo ma ignorato dalle bibliografie sironiane: M. Sarfatti, Il bianco e nero alla mostra degli Alleati, "Gli Avvenimenti", II, Milano, 17 dicembre 1916.
8 M. Broglio, Mostra Sironi, "Valori Plastici", Roma, n. VI-X, giugno-ottobre 1919, p. 30.
9 Scritti..., cit., p. 270.

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